Misteri e interessi navigano e s’intrecciano nel Mediterraneo

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di Salvo Barbagallo

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Le informazioni (bene o male) sono a portata di tutti, i mass media non le lesinano, basta solamente “confrontarle”, notare le differenze e, soprattutto, i “punti di vista”.

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In materia di migranti dall’Italia sono state poste (con ritardo, tanto ritardo) delle regole per regolare l’attività delle navi ONG che hanno soccorso (?) i fuggitivi imbarcati su costosi barconi. Ebbene, diverse di queste navi ONG che rappresentano (?) organizzazioni umanitarie, appena in vigore queste regole si sono defilate, adducendo come motivo la “poca sicurezza” in mare causa l’eccessiva (e, dicono, pericolosa) invadenza delle motovedette libiche. Ci sentiamo presi in giro: il “pericolo”  proviene dalle motovedette libiche e non dai trafficanti di essere umani?

Inutile aggiungere qualcosa in più a quanto è già noto, ma vale la pena sottolineare “qualche” elemento che a noi suscita dubbi e perplessità. La vicenda delle navi/ONG e delle presunte collusioni con i trafficanti venne sollevata da un magistrato, il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro: venne immediatamente attaccato dall’esercito dei “buonisti”, quelli che a spada tratta volevano (e vogliono ancora, ma cercando di esporsi meno) a tutti i costi dare accoglienza ai poveri disgraziati nel territorio italiano. I “buonisti” hanno avuto la peggio, e il Governo si è visto costretto a emanare delle regole, quelle alle quali adesso diverse ONG cercano di sfuggire. Il procuratore Carmelo Zuccaro ha proseguito nella sua inchiesta, altre inchieste si sono aperte altrove (a Trapani, ad Agrigento), ma da tempo si sono dimenticati gli “scandali” sui nostrani centri di accoglienza, dei cui protagonisti si sono perse le tracce.

Interessi, grossi interessi hanno ruotato attorno alla triste vicenda dei migranti: interessi che si intrecciano fra Governi che non governano ma prendono danaro da tutte le parti (quello della Libia di Fayez al Sarraj, “ufficiale” e imposto dall’ONU, quello della Libia del generale Khalīfa Belqāsim Haftar, quello della Libia delle Tribù, eccetera); interessi che si intrecciano con i Paesi dell’UE e la stessa Libia e tutto ciò che circonda la Libia; interessi che si intrecciano con i trafficanti d’esseri umani e chi li protegge e li spalleggia; interessi fondamentali (ed enormi) che stanno alla base del “fenomeno” della migrazione da Paesi africani verso l’Europa, passando principalmente e obbligatoriamente da una “compiacente” e “indifferente” Sicilia.

Difficile, sicuramente, andare ad esplorare la rete delle connivenze internazionali e nazionali, ma, come era prevedibile e inevitabile, la questione è esplosa nelle mani di chi ha messo in moto questa strategia dei flussi migratori, ed ora che (bene o male e forzatamente) sono state poste delle regole, c’è il momento dell’empasse e, all’improvviso… gli sbarchi in Sicilia rallentano, si bloccano. Non c’è che dire.

Quali interessi si muovono attorno alla migrazione? Non solo quelli dei trafficanti, di sicuro, e altrettanto di sicuro (ma potremmo essere in errore) non sono le spinte a carattere umanitario a fare da perno in tutta la delicata vicenda. Forse i meccanismi di questa complicata storia infinita sono noti ai responsabili attuali dei vari governi dei vari Paesi (dalla Turchia, alla Grecia, dalla Germania all’Italia, senza dimenticare la Francia), ma un punto appare ben in mostra: il vero inizio della “storia migranti” si è avuto con l’eliminazione violenta di Gheddafi. E tutto verte sulla Libia, su ciò che ha rappresentato e rappresenta oggi. Il luogo di scontro? Il Mediterraneo, un mare dove si gioca tutto l’immediato, dove oltre i barconi dei migranti, oltre navi/ONG è facile incontrare naviglio militare dei Paesi fortemente interessati al futuro dei Paesi del bacino e anche oltre…

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